Scottature Finte e Tan Lines Make-Up: il Trend TikTok che Romantizza (Troppo?) il Sole

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L’ultima mania beauty sui social? Scottature finte e tan lines disegnate con il trucco. Su TikTok milioni di visualizzazioni mostrano nasi arrossati, segni da bikini a stencil e ombre di occhiali riprodotte con blush cremisi e correttori chiari. A prima vista è solo un gioco nostalgico estivo. Tuttavia, dietro quell’effetto “sono appena tornata dalla spiaggia” c’è molto di più: un’estetica che rilegge il rapporto tra corpo, memoria delle vacanze e cultura della pelle abbronzata, senza esporsi (davvero) ai raggi UV.

Che cos’è il sunburn make-up (e perché sta ovunque)

Le tan lines non sono più un incidente da coprire, ma un badge visivo. Comunicano che hai vissuto l’estate, anche se sei stata chiusa in ufficio. I creator le scelgono proprio perché parlano di storie: weekend rubati, festival, barche prese in prestito, amiche al mare. Inoltre, funzionano benissimo in video brevi: il contrasto chiaro/scuro cattura l’occhio in meno di un secondo, spingendo l’algoritmo. Di conseguenza, brand e campagne pubblicitarie stanno adottando questa estetica per associare i propri prodotti a sentimenti di libertà e divertimento.

Dalla prima virale al mainstream: cronologia lampo

Il fenomeno non è nato ieri. Nel 2023 la make-up artist Isabel Rose ha pubblicato un look in cui delineava sul viso e sul décolleté i contorni “bruciati” di bikini e occhiali usando correttori chiarissimi e blush roventi. L’effetto sunburnt skin era talmente realistico da esplodere in condivisioni. Da lì il passo verso il mainstream è stato rapido: collezioni moda SS25 come quella di Di Petsa hanno giocato con pelle arrossata e contrasti netti; immagini editoriali con volti pop come Sabrina Carpenter o Addison Rae hanno amplificato l’immaginario; persino campagne di marchi inclusivi tipo Fenty Beauty hanno flirtato con il tema, incorniciandolo in chiave glow.

Come si crea l’effetto base:

  1. Applica SPF reale (sempre!). Qui si gioca con il trucco, non con il sole.
  2. Traccia le linee del costume o degli accessori con nastro cosmetico oppure scolpisci il contrasto usando correttori chiari come “aree protette”.
  3. Deposita bronzer nelle zone che “si abbronzano” e blush rosso/rosato nei punti che “si scottano”: naso, zigomi, spalle, scollatura.
  4. Sfuma con mano leggera per lasciare bordi abbastanza netti da leggere in camera.
  5. Aggiungi puntini di highlighter dove la pelle resterebbe più chiara sotto lacci, collanine o occhiali.
  6. Fissa con spray o polveri leggere in modo che il disegno regga i video GRWM.

Il trucco c’è, il danno (forse) no

Chiarimento utile: nessuno sta consigliando di ustionarsi. Le guance rubino e il décolleté “scottato” sono illusioni ottiche costruite con pigmenti. Eppure la narrativa solleva interrogativi. Viviamo nell’era della skincare SPF-centrica, in cui ci si protegge anche in città nuvolosa. Allora perché simulare proprio ciò che cerchiamo di evitare? Il paradosso è potente: celebriamo la pelle arrossata mentre predichiamo la protezione solare. Così il messaggio implicito può diventare ambiguo, quasi un sussurro estetico: “scottarsi è bello”. Naturalmente, è una finzione. Tuttavia, le immagini ripetute finiscono per normalizzare. Ricordiamolo: l’abbronzatura vera è comunque una risposta della pelle a un danno da UV.

Dal trend al culto del sole 2.0

Scorrendo il feed si nota un’evoluzione: dal semplice make-up look a un vero culto dell’abbronzatura. Alcuni creator – prendiamo la figura virale di London Kolkana, spesso citata come “guru UV” – condividono routine che spingono l’esposizione aggressiva: oli acceleranti costosi, finestra oraria a mezzogiorno, SPF simbolico. Una ricetta che farebbe rabbrividire qualsiasi dermatologo. Inoltre, app dedicate come Rayz o Sunglow promettono di ottimizzare i minuti al sole calcolando l’indice UV e suggerendo quando ruotare il corpo. Tutto ciò richiama la tan culture anni ’70, quando ci si ungevano di oli (anche improbabili) per dorarsi più in fretta. Oggi la tecnologia rende il rituale misurabile, ma il rischio cutaneo resta.

Tan lines come codice sociale: una breve storia culturale

Le linee di abbronzatura parlano di classe, tempo libero e identità. Negli anni ’20, dopo una vacanza in Riviera, Coco Chanel rese desiderabile la pelle dorata tra le élite: significava poter viaggiare e oziare al sole. In precedenza, la pelle chiara distingueva chi non lavorava all’aperto; il paradigma si ribaltò. Negli anni ’60-’70 la tintarella divenne linguaggio di libertà sessuale ed edonismo. Le foto glamour alla Slim Aarons immortalavano piscine, bikini all’uncinetto, segni visibili come trofei. Poi arrivarono gli anni ’80 della cultura da spiaggia: oli, riflettori, sessioni estreme. Con gli anni ’90 crebbe la consapevolezza dei rischi UV e gli SPF entrarono nei beauty case. Nel 2000 e piena era Y2K, le tan lines oscillavano tra difetto e feticcio pop: ricordate gli adesivi a coniglietto Playboy lasciati durante le lampade per creare disegni ironici? Oggi quelle memorie rientrano dalla finestra in chiave nostalgica e social-friendly.

Mini guida: ricreare scottature finte in modo sicuro

Vuoi provare senza messaggi confusi? Ecco una versione rapida e consapevole.

  • Prepara la pelle con skincare idratante + SPF ad ampio spettro.
  • Usa una base leggera: skin tint o crema colorata.
  • Con un pennello piatto, stendi correttore chiaro nelle zone “coperte” dal costume immaginario.
  • Tampona blush in crema rosso corallo sulle aree da sunburn; sfuma verso l’esterno.
  • Approfondisci con bronzer caldo intorno per simulare l’abbronzatura graduale.
  • Con pennellino di precisione, ripassa i bordi per mantenere la tan line leggibile in camera.
  • Eventuale spray illuminante per quel glow da “giorno 2 di vacanza”.
  • Rimuovi tutto la sera con doppia detersione; la pelle vera ti ringrazierà.

Le scottature finte sono divertenti, fotogeniche e permettono di citare estati passate senza rischiare ustioni. Però, attenzione al messaggio culturale: la ripetizione di immagini può banalizzare i danni solari reali. Goditi il trend, gioca con i contrasti, racconta la tua storia estiva. Ma proteggi la pelle, perché quella non si può sostituire con un filtro. In sintesi: creatività sì, danni no.

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